The tell tale heart | il cuore accusatore


Su di una scena sostanzialmente nuda, si staglia la voce: è una confessione che porta man mano alla luce la folle sequenza di un violento, e apparentemente immotivato, delitto. Pochi e funzionali oggetti vivono sulla scena: una piccola cassetta di legno, una corda, dei rametti, chiodi, un martello. Un austero corvo osserva il tutto, giudice e testimone dell'assassinio. La testimonianza incalza, la parola lentamente si fa carne e azione, seduce al suo racconto il corpo, riviviamo passo dopo passo ogni accadimento, ogni trasformazione e passaggio di stato, ne siamo partecipi... complici. 

Quello che abbiamo posto a radice del nostro progetto, come stimolo per la stesura di una drammaturgia attoriale, sonoro/musicale, è il lavoro meno noto di Poe, poeta e critico in un epoca durante la quale le Corporazioni si apprestavano a divenire "personalità giuridiche" e, nonostante i cupi echi di guerra ancora vicini e intere regioni immerse nella povertà, tutta la narrazione che la "Grande America" faceva di sé tendeva all'immagine più oleografica e luminosa possibile. Una menzogna messa a nudo dai tenebrosi racconti di Edgard e dalle sue puntuali critiche letterarie e poetiche. In questo suo profetico agire nel suo tempo troviamo una visione della nostra contemporaneità, laddove il pensiero unico e il capitalismo sfrenato lasciano sempre meno spazio al lusso del dubbio. 

con Antonetta Capriglione

drammaturgia del suono Carlo Roselli

traduzione Linda Barone

scenografia Pippo Carosetti

primo spettatore  Francesco Petti

da un'idea di Alfonso Amendola




I. (...) Un elemento affascinante del racconto è la quasi totale mancanza di informazioni sul narratore che racconta gli eventi in prima persona usando una tecnica narrativa che anticipa il flusso di coscienza. Dalle parole, in prima persona, capiamo soltanto che il narratore soffre di una non specificata patologia (“The disease had sharp- my senses — not destroyed — not dulled them”), che vive con l’uomo che poi ucciderà e che quest’uomo gli è caro, ma non abbiamo indicazioni sulla natura della relazione tra i due né sul sesso del narratore. La scelta della prima persona e di elementi lessicali non collocabili in un genere maschile o femminile, rendono il testo ambiguo e, di conseguenza non facilmente traducibile nella lingua italiana che classifica in modo netto il sistema nominale e le concordanze verbali nei generi grammaticali maschile e femminile... 

II. (...) L’idea di base di questa scrittura scenica (una performance che fonde il reading, il live-concert, l’installazione scenografica e la citazione letteraria) è farci ritrovare/risentire la potenza immaginifica di Poe. Il tutto immerso in un lacerante divenire dei sensi (...) tra inquietudini ed angosce, vulnerabilità identitarie e sfide esistenziali, tra smembramenti e labirinti smaniosi. Mi piace leggere questa riscrittura scenica come quella continua riflessione/azione che una certa contemporaneità del teatro pone sempre più come condizione realizzativa. Ossia quella dimensione ove il teatro abbandona il fugace, l’occasionale, l’incompiuto e diventa dimensione fisica, respiro strutturale, indagine di profonda sensibilità socio-culturale (oltre che estetica) e al contempo puntale azione “site-specific”. Il lavoro di Capriglione-Roselli-Carosetti è totalmente dentro questa “disseminazione del performativo” che oggi più che mai ci interessa guardare. E dove l’ibrido del tecnologico (in questo caso rappresentato dalla sonorità) è parte integrante della “messinscena”. Ulteriore valore di questa performance è la notevole capacità di aver saputo cogliere le irriverenti e composite traiettorie dello scrittore Bostoniano (o, forse, Baltimoriano?) e di esser riusciti a donarci il suo sentire inquieto, il suo senso malmostoso del mondo, la sua “passione fredda”, la sua parola d’infinita vertigine vestita e denudata. 

*Alfonso Amendola (docente di Sociologia degli audiovisivi sperimentali) e Linda Barone (docente di Lingua e Linguistica inglese) dirigono “Unknown Pleasures. Seminari di studi sull’immaginario” presso l’Ateneo di Salerno. 

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