Durante il Ventennio Fascista, con l'ampliarsi della categoria della "devianza" morale e sociale, i manicomi si riempirono di donne accusate di essere libertine, indocili, irose, loquaci, piacenti, ninfomani, rosse in viso, smorfiose o, soprattutto, madri snaturate… “In fondo è primavera” è ispirato alla vera storia di Augusta F. (non se ne conosce il cognome), una donna triestina che visse la terribile esperienza dell’internamento in un manicomio ai tempi del fascismo.