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MOBY DICK
Laboratorio teatrale su suono e musica in scena
per attori, danzatori, musicisti

Diretto da
Carlo Roselli

Il teatro è principalmente un luogo d’ascolto perché l’ascolto è la condizione imprescindibile dell’agire teatrale. Ascoltarsi, ascoltare i propri partner di ricerca e di lavoro, ascoltare il pubblico… A quest’ultimo, al contrario, viene tacitamente chiesto -quasi sempre- di “assistere” alla scena, di focalizzare l’attenzione sulla vista di immagini e movimenti della messa in scena. Eppure, un tempo, si diceva “vado a sentire il teatro”. Il cambio “di prospettiva” c’è stato già molto tempo fa e questo mi fa ricordare quanto l’Opera classica fosse diffusa e accessibile e di quanto sia sempre forte il legame che intercorre fra il teatro e la musica. Perché non restituire all’ascolto almeno parte di quell’importanza?

Mi propongo di partire dal silenzio, allora. Quello che voglio è ridare spazio al respiro, al suono dei corpi in movimento, degli oggetti sulla scena e da qui partire per la costruzione di una drammaturgia che sia anzitutto suono, rumore, immersione, canto, concerto, ritmo, radio, trasmissione.

Ritrovarci, per il tempo che ci è concesso, su di un’isola “strana e dai mille rumori”, come naufraghi, come spettri, come selvaggi.
Obiettivo del laboratorio è quello di sviluppare un’indagine su di un mondo sottile e invisibile della scena fatto della continua dialettica tra silenzio e assenza di silenzio, in tutte le declinazioni possibili.
Corpo, improvvisazione, scrittura di scena, voce, parola, azione/ritmo, microfon-azione e amplificazione, spazio/ambiente, musica/rumore, drammaturgia del suono sono i principi di analisi del nostro “Moby Dick”.
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