“Volevo che dopo ogni cosa ne succedesse un’altra.
In modo normale, come per tutti.
Ma l'ordine degli eventi e’ quello dei dolori e delle gioie: piu e’ grande piu e’ vicino.
Cosi’ funziona nei quadri, no?”
Durante il Ventennio Fascista, con l'ampliarsi della categoria della "devianza" morale e sociale, i manicomi si riempirono di donne accusate di essere libertine, indocili, irose, loquaci, piacenti, ninfomani, rosse in viso, smorfiose o, soprattutto, madri snaturate…
“In fondo è primavera” è ispirato alla vera storia di Augusta F. (non se ne conosce il cognome), una donna triestina che visse la terribile esperienza dell’internamento in un manicomio ai tempi del fascismo. I suoi diari furono ritrovati e pubblicati dopo anni e sono nostra diretta fonte d’ispirazione, insieme alla pittura e ai testi della grande scrittrice e pittrice surrealista Leonora Carrington, anch'essa segnata dall'esperienza dell’internamento psichiatrico durante la seconda guerra mondiale.
È una vicenda che si sviluppa tra tempi diversi e diverse sponde dell’Adriatico, sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale e dei grandi avvenimenti della Resistenza triestina, nel confronto tra la Storia collettiva e quella del singolo, tra il passato drammatico a cavallo del Ventennio e la nascita della Repubblica, tra la “devianza” morale e sociale in epoca fascista e il terrore securitario della nostra contemporaneità. Qui corre la vita di Augusta, rimasta a lungo nascosta nelle crepe dei muri di un manicomio: delle crepe che faranno da sorgente all’impetuoso fiume di una vita tortuosa e non incasellata perfettamente nei parametri dei regimi.
Con Simona Forte
Coreografia, movimenti di scena, regia Serena Bergamasco
Testo, drammaturgia del suono, musiche originali, regia Carlo Roselli